Le perle magiche della notte

– Della Dot.ssa Caterina Silvi –

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Presi dal ritmo frenetico della vita di tutti i giorni è ben non dimenticare quanto sia importante, a tutte le età, dormire bene e dedicare al sonno il giusto tempo. Si dice che la giornata ideale dovrebbe essere scandita da cicli di 8 ore: 8 ore per lavorare, 8 ore per divertirsi e 8 ore per dormire.

Con gli attuali ritmi della vita questo schema si sta trasformando in molte più ore passate al lavoro e sempre meno per lo svago e, soprattutto, per il riposo notturno. Sacrificare le ore di sonno per attività o impegni considerati più importanti e prioritari, alla lunga non porterà ad altro che far male.

Per un benessere a 360° è importante riposare bene. Dormire bene almeno 7/8 aiuta le cellule a rigenerarsi, diventando quindi un alleato prezioso contro l’invecchiamento della pelle. La pelle, l’organo più esteso del nostro corpo, durante le fasi notturne va incontro ad una rigenerazione.

Durante il giorno, proteine ed enzimi vengono fornite alle cellule allo scopo di produrre energia. Nella notte invece, quando le attività metaboliche rallentano la pelle mette in atto i suoi meccanismi si autoriparazione, favorendo il rinnovamento cellulare, tramite la produzione di fibre di collagene ed elastina, reintegrando le perdite subite durante il giorno a causa della formazione dei radicali liberi e smaltendo le scorie accumulate.

Nella notte il turnover cellulare aumento di ben dieci volte, pertanto è il momento migliore per curare la pelle perché non è sottoposta alle aggressioni esterne (inquinanti, polveri, raggi UV) ed è dunque più recettiva. Proprio per sfruttare i benefici della notte, Korff ha lanciato le innovative perle rigeneranti per la notte, il rinnovatore notturno ed anti-age COMPLETE NIGHT RENEW.

img133COMPLETE NIGHT RENEW è il trattamento notte che si prende cura della pelle durante il riposo notturno, riducendo i segni della stanchezza e dell’età, donando luminosità al viso. La formula intensiva e concentrata, dalla texture morbida e setosa è contenuta in perle monodose che preservano la purezza degli attivi. Le perle sono ricche di olio di Camellia Jeju che con la sua azione idratante e antirughe dona alla pelle luminosità giorno dopo giorno e dell’esclusivo Chrono Age Complex. Quest’ultimo è un vero e proprio orologio biologico che regola il ritmo sonno-veglia della nostra pelle quando è stanca e priva di energia.

Il prodotto, clinicamente e dermatologicamente testato si trova in perle monodose pertanto dopo aver rotto l’involucro, si versa il prodotto sul palmo della mano e si distende con movimenti circolari sulla pelle del viso e del collo, precedentemente detersa, esercitando un piacevole massaggio tutte le sere.

I test clinici condotti su 20 volontarie per 28 sere consecutive dimostrano un miglioramento del tono della pelle del 16.7% una diminuzione del tono e della superficie delle rughe del 29%.

Per un perfetto riposo, consiglio di applicare una mascherina da notte omaggiata all’acquisto.

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Come convivere con un malato di Alzheimer…

 

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I problemi di memoria possono essere una normale conseguenza dell’invecchiamento, invecchiando tutto l’organismo cambia e il cervello non è da meno. Alcune persone, quindi, notano che impiegano più tempo per imparare qualcosa di nuovo, non ricordano le informazioni così bene come in passato o tendono a perdere le cose, ad esempio gli occhiali. Si tratta, di solito, di problemi di memoria lievi.

Alcuni anziani, inoltre, lamentano di non avere risultati paragonabili a quelli dei giovani nei compiti di memoria più complessi o nei test di apprendimento. In realtà, con l’andare degli anni, gli adulti sani di norma migliorano in alcuni ambiti di capacità mentali, ad esempio nelle capacità linguistiche e nell’uso del lessico.

I problemi emotivi come lo stress, l’ansia o la depressione, possono rendere il paziente più distratto e possono essere scambiati per demenza; ad esempio chi di recente è andato in pensione o sta affrontando la perdita del partner, di un parente o di un amico può sentirsi triste, solo, preoccupato o annoiato. Cercare di affrontare questi cambiamenti della propria esistenza può provocare confusione o disturbi della memoria.

Tutti questi disturbi sono fisiologici e lievi, invece in una buona percentuale di pazienti risultano esser il preludio a qualcosa di ben più grave, un processo degenerativo, involutivo inarrestabile.

Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più diffuse tra gli anziani; è una forma di demenza degenerativa invalidante, che può avere esordio e decorso differente in diversi individui. Il quadro clinico prevede difficoltà nel linguaggio, progressiva perdita della memoria, sbalzi d’umore con irritabilità e stato confusionale spesso associato a perdita di orientamento spazio-temporale. Non è certamente semplice curare o semplicemente gestire questo tipo di stato morboso che tende a peggiorare nel tempo; ancor più difficile è il ruolo di chi vive con soggetti che soffrono di questo disturbo.

Tra il 50 e il 70% delle persone affette da demenza soffrono di malattia di Alzheimer il processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. Prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 descrisse per primo i sintomi e gli aspetti neuropatologici della malattia di Alzheimer, come le placche e i viluppi neuro-fibrillari nel cervello. E’ una malattia che colpisce la memoria e le funzioni mentali (ad es. il pensare, il parlare, ecc.), ma può causare altri problemi come confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.

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All’inizio i sintomi possono essere così lievi da passare inosservati, sia all’interessato che ai familiari e agli amici. Ma, col progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più evidenti, e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come quella di vestirsi, lavarsi o andare alla toilette, diventano a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri. La malattia di Alzheimer non è né infettiva né contagiosa. Può essere considerata a tutti gli effetti una malattia terminale, che causa un deterioramento generale delle condizioni di salute. La causa più comune di morte è la polmonite, perché il progredire della malattia porta ad un deterioramento del sistema immunitario e a perdita di peso, accrescendo il pericolo di infezioni della gola e dei polmoni.

La malattia, causata da una distruzione di neuroni intorno ai quali si strutturano delle placche proteiche che impediscono la trasmissione dei neurotrasmettitori, determina un’atrofia muscolare. Tale conseguenza produce un serio deperimento di tutte le funzioni cognitive a partire da quelle mnestiche: le prestazioni legate all’impiego della memoria iniziano a manifestare cali, inizialmente sporadici, ma dopo sempre più frequenti, soprattutto nei casi in cui la malattia incalzi rapidamente. Le amnesie possono riguardare episodi vicini nel tempo e quindi la memoria breve termine per esempio ricordare cosa si è mangiato a cena il giorno prima o più lontani e pertanto la memoria a lungo termine come un ricordo della propria infanzia. Per chi vive con un malato di Alzheimer può risultare certo faticoso ripetere più e più volte informazioni che riguardano la vita del paziente, dalle cose più banali alle questioni più complesse, ma certamente ciò è utile per lui per consentirgli di non perdere totalmente il contatto con la realtà. Essere sempre rassicuranti, non sentirsi paranoicamente bersaglio di sfruttamento, evitare di sottolineare le mancanze mnemoniche, possono essere tutti atteggiamenti costruttivi per convivere nel migliore dei modi con un soggetto con questo tipo di disturbo. Da non trascurare sono le emozioni che il soggetto può vivere: esse vanno fatte esprimere, accolte e rispecchiate, restituite cioè con calorosa benevolenza; non stancarsi neppure di ricordare e ripetere le coordinate spazio-temporali, laddove necessario, dove si è, chi si è, perché si è lì, da quando. Frequenti sono infatti i comportamenti di “vagabondaggio”, attuati che non di rado confluiscono in tristi storie di scomparse.

Anche creare un contesto di vita accogliente, con routine da cui non facilmente ci si discosti può rappresentare un utile suggerimento.

Circa il linguaggio verbale, altra area problematica in chi manifesta tale morbo, il “convivente” può motivare il malato a comunicare, incoraggiarlo se lui, notando carenze emergenti, può sentirsi demoralizzato a farlo. Anche adottare uno stile linguistico più sobrio e concreto, senza il ricorso a espressioni linguistiche ricercate o metaforiche, ma con un eloquio diretto e chiaro. Altri aspetti davvero utili che il “convivente” del malato può tenere sotto controllo, sono quelli relativi alla sua gestione globale e alla cura in senso lato: igiene quotidiana, abbigliamento, alimentazione, relazioni con terzi, attività ricreative anche semplici come giocare a carte, legger un giornale, consultare un computer o navigare in internet. Mantenere attive queste aree di vita è opportuno sia per il malato stesso, sia per chi gli vive accanto, poiché garantisce una migliore qualità di vita che ha delle implicazioni positive su tutto il sistema.©

 

 

 

 

Dott. Giulio Lattanzi

                                                                                                   farmacista,nutrizionista

                                                                                                  Farmacia C. “ Le Fornaci “

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                                                                                                 farmacia fornaci

 

 

Wellness

wellness   Il termine wellness è un’estensione ed evoluzione del concetto di fitness: si riferisce ad una filosofia di vita che mette il benessere della persona al centro dell’attenzione proponendo attività sportive, pratiche di rigenerazione oltre che di mental training combinate con un’alimentazione corretta favoriscono uno stato di benessere ed equilibrio psicofisico. Sono proprio equilibrio e la moderazione le parole chiave che distinguono l’approccio del wellness all’attività fisica. Continue reading

L’acido Ialuronico: il principe degli anti-rughe del terzo millennio

Probabilmente definire l’acido ialuronico, il principe degli anti-rughe del terzo millennio non è un’eresia; l’era del lifting sembra superata oramai, per trattare le rughe, si può dar spazio alla chirurgia senza bisturi ed alla specifica medicina estetica.

 

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In questa branca della medicina , nella gamma delle iniezioni anti-rughe, l’acido ialuronico è la sostanza preferita dai professionisti, ritenuto privo di gravi rischi, l’acido ialuronico si dimostra una soluzione interessante per colmare i solchi naso-genici (attorno alle narici) e i segni d’espressione è quindi proprio grazie all’acido ialuronico che si può dire via la ruga con la puntura .

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Argania spinosa (tashelhit) ed il Suo prezioso Olio

La pianta dell’argan viene considerata un “relitto” del Terziario: essa esiste infatti in Marocco da 80 milioni di anni, e probabilmente nel Terziario copriva vaste superfici del Nordafrica e dell’Europa meridionale,

Esistono due tipi di olio di argan, a seconda che i noccioli vengano o meno tostati prima dell’uso; per le rese incredibilmente basse pensate che da 100 kg di frutto si ricava 1 litro d’olio, questo olio è molto costoso e molto pregiato soprattutto se originale e non contaminato da produzioni industriali del Nostro Occidente.

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