A tutta C

– Della Dottoressa Caterina Silvi –

img69.jpgVitamina C nota come acido ascorbico, è un potente antiossidante in grado di proteggere le strutture cellulari dallo stress ossidativo, neutralizzando i radicali liberi.

Inoltre accresce l’assorbimento del ferro e contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, sostenendo l’organismo contro le “insidie” della stagione invernale.

La vitamina C contribuisce alla normale formazione del collagene per la naturale funzione di ossa, cartilagini, vasi sanguigni, pelle e denti.

A livello dermatologico contrastare i segni del tempo sulla pelle. Illumina l’incarnato, contrasta le macchie cutanee, detossifica le cellule rinvigorisce i tessuti.

 Si può assumere per via sistemica o per uso topico.

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Asparagi (Asparagus officinalis)

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Non solo disintossicanti e diuretici, ma ricchi di vitamine, sali minerali e sostanze energetiche, con proprietà antiossidanti e protettive verso i capillari.

Sono originari dell’Asia, ma oggi sono ormai diffusi in tutta Europa. Si tratta di piante erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Liliaceae, quindi la stessa di aglio e cipolla. Esistono gli asparagi coltivati, che derivano dall’asparago comune (Asparago officinalis) e gli asparagi selvatici (Asparago pungente o acutifolius), dal sapore più intenso.

Gli Asparagi rappresentano una coltivazione che l’uomo padroneggia dai tempi più remoti, prima gli Egizi, poi i Romani (citazione di Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”), poi nel tempo raccoglitori e agricoltori, ne hanno perfezionato la coltura e la tradizione.

Vengono raccolti a partire da gennaio, raggiungendo il massimo della maturazione in primavera. La raccolta avviene quando i germogli spuntano dalla terra, altrimenti perdono in tenerezza ma anche in sapore.

Gli asparagi più noti hanno colore verde, ma esistono anche asparagi bianchi, viola e rosso-viola. Queste differenza cromatiche non comportano diverse proprietà nutrizionali ma solo un sapore differente.

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In Italia tra i più noti troviamo l’asparago di Cesena e il Napoletano. A Monaco di Baviera esiste persino un museo dedicato a questo ortaggio. Gli asparagi possiedono numerose proprietà benefiche per la nostra salute, grazie alle sostanze in essi presenti.

Gli asparagi sono costituiti per la maggior parte da acqua e contengono poche calorie,  apportano infatti solo 24 kcal per 100 grammi di parte edibile e sono indicati in caso dieta a basso regime calorico.

Oltre ad esser ricchi di fibre e di antiossidanti sono una fonte importante di minerali, in particolare di potassio, e di vitamine, soprattutto la vitamina C e i folati.

Altre sostanze caratterizzanti degli asparagi sono l’asparagina, la rutina e il glutatione.

I più noti benefici degli asparagi sono probabilmente quelli depurativi, diuretici  e drenanti. Grazie all’abbondanza di acqua e potassio e alla presenza di asparagina, questi ortaggi stimolano la diuresi e la funzione epatica e renale, aiutando ad eliminare le tossine e il ristagno di liquidi favorendo il drenaggio ed contribuendo alla riduzione della cellulite.

Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry ha dimostrato che negli asparagi è presente una sostanza che inibisce l’enzima di Conversione dell’Angiotensina , impedendo l’ipertensione e preservando quindi le funzioni renali. Sono ricchi di rutina, sostanza che migliora il microcircolo,  bioflavonoide presente in diverse piante e capace contrastare la formazione degli edemi favorendo la permeabilità dei capillari sanguigni.

Negli asparagi sono presenti sostanze ad azione antiossidante come la Vitamina C e l’acido folico, aiutando a combattere radicali liberi .

Gli asparagi vantano ottime proprietà nutrizionali (fibre, vitamine e sali minerali); inoltre, sia il germoglio commestibile, sia le radici della pianta (in decotto), stimolano sensibilmente la filtrazione renale. Questo aspetto, che per molti rappresenta un pregio metabolico dovuto all’abbondanza di alcuni sali minerali, per altri costituisce il frutto dell’interazione tra alcune molecole presenti negli asparagi ed i reni, ragion per cui l’ortaggio NON è univocamente ritenuto consigliabile nell’alimentazione del nefropatico.

Come se non bastasse, a causa dell’elevata concentrazione purinica, gli asparagi costituiscono un alimento da evitare assolutamente in caso di gotta o iperuricemia difficilmente compensabile; poco importa se vantano proprietà diuretiche, essi possono favorire l’insorgenza di acuzie gottose nei soggetti predisposti e come tali sono da escludere.

Per la significativa concentrazione di acido aspartico e gruppi solfurei, gli asparagi conferiscono fin da subito un odore piuttosto intenso alle urine. Questa caratteristica, che a quanto pare non risulta totalmente univoca, è stata oggetto di alcuni approfondimenti scientifici. Pare che la discrepanza tra l’odore delle urine nei vari soggetti non sia dovuta alla presenza o meno di certi cataboliti, bensì alla capacità di percepirli all’olfatto; a tal proposito, alcuni ricercatori hanno rilevato la presenza di una fetta di popolazione, corrispondente al 40% del totale, che non è in grado di avvertire il tipico odore dell’urina dopo l’ingestione degli asparagi. Questa reazione, che nei soggetti sani si manifesta anche dopo pochi minuti, è da tempo considerata un metodo semplice per monitorare l’efficienza della filtrazione renale.

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Gli asparagi sono utilizzati anche in campo fitoterapico, in farmacia è possibile trovare tisane a base di radice di asparago dalla forte azione drenante e depurativa o come estratto secco con elevata concentrazione asparigina. ©

 

 

                                                                                                       Dott. Giulio Lattanzi

                                                                                                   farmacista, nutrizionista

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Radicali liberi e Melograno (Punica granatum) una guerra impari……

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La produzione di radicali liberi è un evento fisiologico e si verifica normalmente nelle reazioni biochimiche cellulari, soprattutto in quelle che utilizzano ossigeno per produrre energia. Gli stessi radicali liberi possono essere prodotti anche a causa di fattori esterni. Ogni cellula di ogni essere vivente, vive, respira e come tale produce radicali liberi, ma in determinate condizioni tale processo diviene negativamente influenzato soprattutto quando siamo alla presenza di inquinamento, droghe, fumo attivo e passivo, alcol, farmaci, Raggi ultravioletti e radiazioni ionizzanti compresa la prolungata esposizione al sole, stress psicofisico prolungato ed attività fisica intensa. Proprio cosi durante il metabolismo energetico la maggior parte dell’ossigeno si combina con gli ioni H+ per formare acqua. Una piccola percentuale di O2, normalmente compresa tra il 2 ed il 5%, sfugge a questo processo e contribuisce alla formazione dei radicali liberi.

Un’attività fisica intensa richiede maggior apporto di antiossidanti a causa dell’ossidazione messa in atto durante la pratica sportiva, chi pratica sport intensi dovrebbe assumere più antiossidanti rispetto alla media ed inoltre per combattere la produzione di radicali liberi è bene limitare l’apporto calorico complessivo ed il consumo di grassi, fritture, sale, salumi e carni alla griglia.

Fondamentale suggerimento diviene quello di introdurre più alimenti antiossidanti nella propria dieta, variandoli nei giorni, utilizzando nello specifico quelli con indice ORAC più elevato.

Gli antiossidanti naturali sono sostanze presenti nei cibi che sono in grado di proteggere l’organismo dall’azione negativa dei radicali liberi. Gli antiossidanti sono una potente arma contro il danneggiamento delle cellule che sta alla base di molte patologie, in particolare tumori e malattie degenerative. Per quantificare il potere antiossidante degli alimenti il dipartimento dell’agricoltura americano ha elaborato appunto  una scala, chiamata ORAC (Oxygen Radicals Absorbance Capacity), basata sulla capacità di assorbimento del radicale. La misura consigliata dagli esperti per stare in salute è quella di assumere almeno 5000 unità ORAC al giorno, un quantitativo più che sufficiente a proteggersi dai danni dei radicali liberi pensate che una mela presenta 300 unità ORAC, una pesca 250 unità,una melanzana 330, un succo di pompelmo 1300 unità ORAC, mentre il succo di melograno puro 100 gr a 6000 unità ORAC.

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La lotta ai radicali liberi è fondamentale per la vita della cellula e per il suo prolungamento pensate che tale meccanismo viene innescato abitualmente da madre natura per la protezione delle piante aumentando la concentrazione di Flavonoidi, coenzima Q e vitamina E, e soprattutto di Polifenoli, tanto più presenti a seconda delle difficoltà ambientali dove cresce la pianta e dove si matura il frutto; quindi maggiore presenza di polifenoli nei frutti di bosco, abituati a crescere in un ambiente ostile rispetto alla semplice mela che pur contenendone né presenta molti meno.

La presenza di antiossidanti è la più importante proprietà di frutti di ogni genere grazie alla capacità di combattere i radicali liberi, tra i frutti indicati quello che risulta in testa per concentrazione ORAC è il melograno, fonte miracolosa di antiossidanti, tipico frutto autunnale, originario dell’Asia che nel corso dei secoli ha raggiunto l’Europa e l’Italia.

Il Melograno è’ un frutto poco calorico, pensate che 100 grammi di melagrana contengono circa 65 kcal, anticamente si pensava che il succo del melograno rappresentasse il sangue del dio Dioniso, e sembra che la dea dell’amore, Afrodite, lo avesse piantato sulla terra in suo onore.

Composto da una scorza rossa o rossastra all’interno della quale si raccolgono i succosi arilli rossi, spicca soprattutto per le sue caratteristiche,  fonte di numerosi fenoli, ed altri ellagitannini particolarmente attivi contro i radicali liberi, i tannini idrolizzabili  presenti anche nelle more, lamponi, fragole, mirtilli rossi. Il melograno presenta anche elevata concentrazione di acido punico (dal nome scientifico del melograno: Punica granatum) di vitamina C, seguita anche dalle vitamine del gruppo B e quelle A ed E.

Da poco tempo si è scoperto che la melagrana, ha un’azione riequilibrante sul sistema ormonale ed una immunostimolante, con valenze specifiche nella donna e nell’uomo. Studi recenti hanno confermato la funzione regolatrice della melagrana sugli sbalzi d’umore tipici della menopausa e sul rafforzamento delle ossa, sembra che in caso di tumore della prostata, il succo di melagrana agirebbe addirittura da scudo contro le cellule cancerogene come rivela uno studio dell’Università del Wisconsin, negli Stati Uniti.

La principale proprietà della melagrana oltre alle miracolose capacità antiossidanti  riguarda l’azione su cuore e arterie: grazie al consistente contenuto in flavonoidi è un alimento perfetto per preservare l’elasticità dei vasi sanguigni e prevenire le malattie cardiovascolari. Il succo di melagrana si può preparare anche in casa centrifugando i semi dei frutti freschi, una volta privati della parte bianca che presenta un gusto amarognolo e poco gradevole.©

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Pollo con uva e melograna

Ingredienti Pollo con uva e melagrana per quattro persone

800 gr di pollo, 2 grappoli piccoli di uva bianca e nera,1 limone, una noce di burro vegetale, Bacche di ginepro q.b., 2 melagrana, Vino bianco q.b., Olio extravergine di oliva q.b., Peperoncino q.b, Sale rosa  q.b.

Lavate il pollo e asciugatelo per bene, strofinate con peperoncino in grani e bacche di ginepro. Mettetelo a marinare con vino bianco, un poco di olio e sale Rosa per una mezz’ora. Trascorso questo tempo, mettete il burro vegetale  e l’olio di oliva in un tegame, e fatevi cuocere i pezzi di pollo per circa 15 minuti con coperchio. Alzate la fiamma e fatelo rosolare. Ricavate il succo di una melagrana e unitelo al succo del limone.

Consiglio:Il succo della melagrana si può ottenere utilizzando uno schiacciapatate. Versate il succo sul pollo che si sta brasando. Unite infine i chicchi di uva bianca e nera precedentemente lavati. Unite anche i chicchi dell’altro melagrana. Finite di cuocere e servire caldo.©

 

                                                                                                       26Dott. Giulio Lattanzi

                                                                                                   farmacista, nutrizionista

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Cumino Nero ( Nigella Sativa )

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Il Cumino Nero è originario della regione mediterranea del nord Africa, ma cresce anche in Turchia e in Oriente. È una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Ombrellifere. I fiori, che si sviluppano in estate, sono di colore bianco, con sfumature azzurrognole, i frutti sono rigonfi e contengono piccoli semi neri. La Nigella Sativa è state ampiamente utilizzata fin dall’antichità nel campo fitoterapico e come condimento alimentare per migliaia di anni. Il Cumino Nero è conosciuto come “il seme Benedetto” da millenni, ed è considerata da sempre un’erba da notevoli proprietà fitoterapiche. Il Profeta islamico Mohammad,nel Corano, ebbe a scrivere: “guarisce ogni malattia, tranne la morte. Conosciuto sin dall’antichità, il cumino era molto amato dai Romani che lo usavano come condimento o ridotto in pasta da spalmare sul pane. I Greci usavano così tanto questa spezia che la tenevano a tavola in un contenitore (come oggi facciamo con il pepe), usanza mantenuta ancora oggi in Marocco. Durante il Medioevo si credeva che il cumino avesse il potere di non far fuggire animali domestici e amanti e che in generale fosse di buon auspicio, soprattutto per le coppie di sposi.

E’ stato trovato nelle tombe dei faraoni egizi ed in India è menzionato in un testa di erbe medicinali di 2500 anni fa. Oggi gli scienziati hanno scoperto che ha potenti proprietà positive per chi vuole migliorare il suo metabolismo e tornare al peso forma. Intorno al medioevo il cumino è spezia usata e coltivata in Europa a cui vengono associati dei poteri magici. In Germania il cumino aiuta a tenere lontani i demoni della foresta (e infatti ancora oggi possiamo trovarlo nel pane tedesco) mentre in Italia si pensava che servisse a non far scappare gli animali ed anche gli amanti.

L’olio dei semi della Nigella ha una particolare importanza nella disintossicazione dell’intestino, poiché un tratto intestinale bloccato può portare a molte altre malattie, come diceva Paracelso: “La morte si trovato negli intestini”. Le tossine possono essere prodotte da normalissimi batteri intestinali e funghi, che non possono essere eliminate inizialmente dall’intestino, a causa di una tendenza alla costipazione, che si verifica nello stesso momento; quest’accumulo di tossine può portare a molti sintomi delle malattie e al danno funzionale degli organi.

In uno studio intitolato Effetto della polvere di cumino sulla composizione corporea e il profilo lipidico nelle donne in sovrappeso e obese 88 donne in sovrappeso/obese sono state divise in due gruppi. Al gruppo sperimentale è stato chiesto di assumere 3 grammi al giorno di cumino in polvere con yogurt in due pasti per 3 mesi. La stessa quantità di yogurt senza il cumino in polvere è stata prescritta al gruppo di controllo.

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Il risultato è stato che chi ha consumato cumino alla fine del periodo aveva meno trigliceridi e colesterolo LDL, più colesterolo HDL, avevano perso più peso e ridotto indice di massa corporea, la circonferenza della vita e la massa grassa era notevolmente ridotta. Un altro studio ha valutato gli effetti del cumino sul metabolismo e l’insulina, che sono due fattori chiavi nel peso corporeo, ed ha concluso che assumere cumino ha avuto risultati positivi in 8 settimane.

Le proprietà del cumino a vantaggio della salute vanno rintracciate soprattutto nel fatto che esso contiene molti antiossidanti. Questi hanno la possibilità di agire contro i radicali liberi, prevenendo processi infiammatori e l’invecchiamento cellulare. L’abbondanza di sostanze antiossidanti consente una disintossicazione naturale dell’organismo. Tuttavia il cumino è importante anche se si soffre di diabete, di colesterolo e di trigliceridi, perché è capace di mantenerne i valori sotto controllo.

Il cumino è molto usato nella cucina del Nord Africa, dell’India e del Medio Oriente ed è presente tra le spezie del curry e quelle del garam masala, una miscela molto diffusa in India.
In Marocco aromatizza la carne arrostita, in Messico si mette nel guacamole, in Francia aromatizza alcuni tipi di pane mentre in Spagna e Portogallo si trova nelle salsicce e nei piatti a base di verdure.
Con il cumino vengono anche aromatizzati alcuni formaggi olandesi e valdostani.

Il cumino fa dimagrire soprattutto grazie all’azione termogenica,
esso innalza il calore corporeo, aumentando la spesa metabolica complessiva del corpo. L’organismo brucia più calorie del solito e, se non ne trova in circolo, va a prenderle direttamente dai depositi adiposi, che ci aiuta in questo modo a sciogliere.

Degli studi hanno registrato che il cumino migliora del 25% la capacità del corpo di disfarsi del grasso in eccesso, colpendo in modo particolare la zona addominale.
Funziona meglio se assunto assieme ad altre spezie come il finocchietto, l’anice, la senape, curcuma e lo zenzero. Il cumino lavora anche da stimolante per il processo digestivo. Il cibo, sarebbe meglio dire gli scarti, vengono spinti più velocemente verso l’uscita e ciò diminuisce il loro tempo di permanenza all’interno del colon, con tutte le conseguenze positive in termini di esposizione a sostanze tossiche e possibilmente cancerose.

Gli scienziati del Cancer Immuno-Biologv Laboratory del South Carolina scrivono: `Il cumino nero partecipa alla stimolazione del midollo osseo e alla produzione delle cellule immunitarie, stimola la generazione dell’ interferone, protegge le cellule normali dagli effetti dei virus, contrasta la riproduzione delle cellule tumorali e aumenta il numero delle cellule B produttrici degli anticorpi`. Fatto importante é che tutte le osservazioni fanno del cumino nero un buon candidato quale aggiunta alla prevenzione e alla cura del cancro.

In Germania è stato recentemente scoperto e sperimentato l’effetto benefico dell’olio di cumino nero sulla salute dell’uomo. L’immunologo di Monaco dr. Peter Schleicher (divenuto dal 1986, membro dell’accademia mondiale degli scienziati) ha fatto delle ricerche, presso il suo Istituto, sull’applicazione di questa cura verso malattie croniche. I risultati raggiunti corrispondono a quelli dei suoi colleghi americani. Egli scrive in proposito: ‘L’olio derivato dai semi del cumino nero contiene acidi grassi essenziali’. Grazie a ciò la sintesi produce importanti sostanze immunoregolatrici come la prostaglandina E 1. L’acido linoleico stabilizza la membrana della cellula e la prostaglandina agisce come antinfiammatorio, in modo da impedire le reazioni immunologiche che causano molte malattie croniche. Dall’acne al raffreddore da fieno, fino al cancro. Inoltre grazie alle sostanze contenute nell’olio di cumino nero l’aumento delle funzioni delle cellule T dell`allergia viene stabilizzato e vengono aumentati gli anticorpi. L’esagerata riposta immunitaria viene normalizzata e ridotta nei limiti.

Il dott.Schleicher, che ha testato l’olio di cumino nero su 600 pazienti, riferisce i seguenti risultati: ’Nel 70 % dei pazienti è stata constatata la guarigione da malattie di natura allergica – polvere, polline ecc. -, acne e neurodermiti’. Lo stesso prodotto é stato sperimentato con successo dallo stesso studioso nella prevenzione delle malattie da raffreddamento e le influenze. Il sistema immunitario viene quindi armonizzato e quindi e condotto ad uno stato ottimale. Lo scienziato tedesco ha quindi, come già menzionato, raggiunto gli stessi risultati ottenuti dagli studiosi e ricercatori americani.

Tutto questo conferma l’efficacia della pianta già conosciuta in Oriente e usata nei casi di allergia, infiammazioni, dolori mestruali, depressione, bronchiti, asma, malattie della pelle – come le neurodermatiti -, eczema, funghi o micosi, problemi di digestione, diminuzione di energia. Attualmente non è noto nessun effetto secondario e spiacevole del cumino.
Esso può essere assunto tranquillamente da soggetti di tutte le età, indipendentemente dalla loro condizione clinica. Se proprio vogliamo essere cauti, moderiamone l’uso durante la gravidanza ed in prossimità di un intervento chirurgico, perché potrebbe abbassare la pressione sanguigna.

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Poi per dilettarci in cucina, vi consiglio un modo veloce, semplice e gustoso per assaporare il Nostro prezioso Cacao :

Hamburger di Lenticchie:

Ingredienti:

    600 g di lenticchie già cotte, 2 uova , 50 g di farina Integrale, sale Rosa , semi di cumino ,rosmarino     peperoncino in polvere, olio extravergine d’oliva,

Cuocere le lenticchie per una ventina di minuti in abbondante acqua, dopo averle lasciate a mollo in acqua per una notte. Frullarle ed aggiungere i semi di cumino, il sale, il peperoncino ed il rosmarino.

Aggiungere le uova e la farina e mescolare. In una padella far riscaldare l’olio ed aggiungere il composto di lenticchie a cucchiaiate. Cuocereun paio di minuti per lato in olio oliva. Ed ecco a voi gli hamburger di lenticchie.©

 

 

                                                                         Dott. Giulio Lattanzi26

                                                                                                   farmacista, nutrizionista

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LE BACCHE DI GOJI (Lycium Barbarum)

Da più di 1.000 anni le Bacche di Goji sono un alimento largamente consumato dalle popolazioni dell’Himalaya e del Tibet. Per i suoi benefici per la salute e le proprietà anti-invecchiamento, è stato acclamato da esperti e nutrizionisti “Tra le fonti di cibo più sane esistente sulla Terra”.

Il Lycium Barbarum (Bacche di Goji), vengono coltivate da migliaia di anni, sono considerate un elemento essenziale nella medicina tradizionale cinese e vengono usate tutt’ora per curare una vasta varietà di disturbi, chiunque guardi con attenzione alla storia dell’antica Cina, troverà molti riferimenti ai poteri curativi delle bacche di Goji e numerosi scritti di medicina tradizionale cinese descrivono il frutto del Goji come un potente rimedio anti-età, dalle grandi proprietà antiossidanti.

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IL cacao: il cibo degli Dei

charlotte au chocolat  Diffuso allo stato selvatico nelle foreste dell’Amazzonia, la pianta del cacao, Theobroma cacao viene coltivata oggigiorno soprattutto nell’America centro-meridionale e nell’Africa tropicale. Gli antichi popoli Toltechi e Incas del Sud e Centro America conoscevano il cacao e ne facevano uso; i primi a intraprendere la coltivazione con successo furono però i Maya, che dalle piantagioni dello Yucatan (nel Messico) svilupparono un fiorente commercio e, inoltre, usarono i semi come moneta negli scambi tra le tribù indigene. Continue reading